Aumentare il metabolismo (i segreti non segreti)
Fonte contenuti: Mypersonaltrainer, leggi l’articolo completo su questo link (https://bit.ly/3FDqQq8)
Recupera più velocemente dall’infortunio con i nostri consigli alimentari
Come reagisce il tuo corpo agli infortuni
Qualsiasi infortunio produce infiammazione. Sebbene questa sia una parte cruciale del processo di guarigione naturale, rappresenta una fonte di grande stress per il sistema immunitario che a sua volta trova giovamento dagli alimenti, vitamine e minerali.
Quando ci infortuniamo, l’organismo stimola il sistema immunitario ad avviare una complessa catena di reazioni per iniziare il processo di guarigione. Le cellule immunitarie specializzate viaggiano verso il sito della lesione, con alcune che fagocitano e distruggono batteri e altre che isolano l’area interessata. Anche le cellule sane vicino alla lesione diventano più attive, utilizzando ossigeno ed energia extra per ricostruire il tessuto danneggiato. Quindi una buona alimentazione è essenziale.
Le scelte alimentari possono aiutare o inibire attivamente il processo di guarigione, quindi continua a leggere per scoprire come può aiutarti
Il ruolo dell’alimentazione
1. Potenzia la tua flora intestinale
Sapevi che circa il 70% del tuo sistema immunitario si trova nei batteri buoni (flora) dell’intestino? In altre parole puoi aiutare te stesso a guarire in modo più efficiente mantenendo numeroso il tuo esercito.
Fai in modo di assumere alimenti che contengono:
Prebiotici (il carburante del tuo esercito)
Sitrovano in: aglio, cipolle, integratori
Alimenti contenenti colture di fermenti vivi
Si trovano in: crauti (ottimo aggiunto alle insalate), yogurt biologico naturale, ceci, drink specifici
Alimenti ricchi di fibre come: avena, semi di lino, orzo e mele.
2. Mantieni ottimali i livelli di vitamina D
La vitamina D è un ormone che aiuta a regolare una varietà di processi sanitari cruciali nel corpo: la regolazione della nostra flora intestinale è uno dei suoi ruoli chiave. Il nostro corpo può produrre vitamina D ma per farlo ha bisogno di fonti regolari di luce solare.
Chiedi al tuo medico di analizzare i livelli di vitamina D. Ci sono fonti dietetiche limitate, quindi se i tuoi livelli sono bassi potrebbe (dovrebbe) consigliarti un integratore di alta qualità (le versioni liquide tendono ad essere assorbite meglio). Oppure chiedi consiglio al medico nutrizionista per consigliare gli integratori più efficaci in base alle evidenze scientifiche
Si trova in: pesce azzurro e tuorli d’uovo
3. Acidi grassi essenziali
Gli Omega 3 forniscono proprietà antinfiammatorie naturali ben evidenziate. Ridurre il consumo di latticini e carne rossa può anche aiutare a mediare l’infiammazione poiché questi alimenti sono ricchi di acido arachidonico, che a livelli elevati ha dimostrato di essere pro-infiammatorio.
Si trovano in: pesce azzurro, avocado, noci e semi e verdure a foglia verde
4. Ridurre lo zucchero
I cibi e le bevande zuccherate promuovono l’infiammazione, quindi con l’aumento della glicemia nel sangue aumentano anche i fattori infiammatori. Lo zucchero riduce anche i livelli di vitamine immunitarie chiave come la vitamina C e lo zinco. Quindi, se tendi a nutrirti di snack zuccherini, prediligi snack proteici.
5. Mangia verdure
Preparare la dieta ricca di verdure a foglia verde è un altro modo per aiutarti. Molte verdure contengono vitamina C, vitamina E e zinco, tutti potenti antiossidanti che aiutano a inibire l’infiammazione e anche a ridurre i livelli di radicali liberi (prodotti di scarto tossici che vengono prodotti dove è presente l’infiammazione).
Buone fonti sono: brocolli, spinaci, cavolfiori, cavoletti di Bruxelles, cavoli ed erbe verdi come menta e prezzemolo
6. In effetti, mangia tutti i colori
I colori vivaci che caratterizzano frutta e verdura sono dovuti al loro contenuto di vitamine e minerali, quindi includere una vasta gamma di frutta e verdura colorate ti assicura una buona e vasta gamma di vitamine e minerali.
I colori rosso, giallo e arancione presenti in peperoni, pomodori, albicocche e zucchine sono buone fonti di beta-caroteni (che convertiamo in vitamina A). I flavonoidi (potenti antiossidanti) e la vitamina C si trovano nelle bacche dalla buccia scura (soprattutto mirtilli), agrumi e kiwi. Gli alimenti ricchi di selenio come le noci del Brasile aiutano a diminuire le prostaglandine infiammatorie e a diminuire i fattori stressogeni.
7. Aumenta le proteine
Siamo fatti di proteine e i processi di riparazione e sostituzione dipendono da loro, quindi assicurati che ogni pasto includa fonti facilmente digeribili.
Buone fonti: pesce, uova, pollame (ruspante se possibile per proteine di migliore qualità e livelli inferiori di grassi saturi) avena, riso integrale, fagioli, lenticchie e quinoa.
E infine…
Alcuni antinfiammatori, con forti evidenze, da poter inserire nella dieta sono:
- Cocco fresco (pezzi crudi, acqua di cocco e olio di cocco)
- Curcuma , che può essere aggiunta a zuppe, stufati, frullati e durante la cottura di cereali e verdure
- Zenzero (lavare ma non sbucciare durante l’uso, altrimenti perderai alcuni dei suoi benefici)
EPILESSIA E SPORT
Troppo spesso lo stigma nei confronti dei soggetti con epilessia determina la loro emarginazione da attività lavorative e sociali, come lo sport.
Infatti non troppo tempo fa i pazienti affetti da patologie neurologiche croniche o da sindromi caratterizzate da disturbi cerebrali (come le epilessie) venivano ancora esclusi da ogni tipo di attività fisica; ciò avveniva perché l’ampia eziopatogenesi di queste sindromi e le poche raccomandazioni per la corretta gestione di questi pazienti in ambito medico sportivo rendeva difficoltoso prevedere, rassicurare e garantire una pratica sportiva sicura.
Tuttavia di recente vi è stato un cambio di rotta, infatti le ultime linee guida incoraggiano pazienti con patologie croniche a praticare sport, considerandolo anzi parte integrante del percorso riabilitativo.
Ma di cosa sto parlando?
Provo a spiegarlo in maniera semplice..
Cos’è l’epilessia?
L’Epilessia è un disturbo neurologico cronico, caratterizzato da manifestazioni cliniche parossistiche con ricorrenza imprevedibile e caratterizzati da sintomi e/o segni di disfunzione delle attività cerebrali (le crisi epilettiche).
Le crisi epilettiche possono interessare aree cerebrali ben definite (crisi focali) o sistemi neuronali multifocali o generalizzati (crisi generalizzata).
La Diagnosi
Per porre diagnosi di epilessia, è necessaria la presenza di almeno due crisi epilettiche non provocate separate da almeno 24 ore.
L’epilessia non può essere diagnosticata senza crisi epilettiche, ma una singola crisi convulsiva non necessariamente è un sintomo di epilessia.
Benefici dello Sport
L’Esercizio fisico regolare è in grado di prevenire alcune malattie e migliorare la salute a lungo termine; ciò è vero anche in soggetti affetti da epilessia che praticano un’attività fisica adeguata.
I programmi di esercizio possono migliorare la qualità della vita sia in termini fisici che psichici e sociali.
Tra gli effetti psicologici si annoverano: aumento dell’autostima, miglioramento dell’efficienza mentale e diminuzione di patologie associate, come depressione ed ansia.
Il rilascio della certificazione di idoneità sportiva ai soggetti con epilessia dipende dal tipo di sport praticato.
Anzitutto, nonostante la frequenza è solo di poco superiore alla popolazione generale, è necessario valutare l’entità del rischio di eventi traumatici per un atleta epilettico durante lo svolgimento di certi sport (ad esempio il salto con gli sci, l’immersione con le bombole, l’arrampicata ad alta quota, il moto-racing).
Un aspetto fondamentale è il concetto che lo sport praticato possa “incrementare il rischio di traumi o rischio di vita” in caso di crisi.
Per questo esiste una classificazione degli sport in 3 categorie, in relazione all’entità di rischi per l’atleta e per le altre persone coinvolte nell’attività sportiva:
- Gruppo 1
nessuno o minimo rischio aggiunto rispetto alle normali attività della vita quotidiana, per questi il medico sportivo può non richiedere il parere dello specialista neurologo di riferimento (sport di squadra a terra, danza, tennis, scherma..).
- Gruppo 2
rischio moderato, per questi è necessario uno specifico parere dello specialista neurologo e una valutazione in relazione allo sport per il quale viene richiesto (ciclismo, nuoto, sport di contatto, rugby, basket, ginnastica..).
- Gruppo 3
rischio elevato, previo parere dello specialista neurologo di riferimento la pratica di questi sport è concessa solo in casi eccezionali e da valutare con grande attenzione (tuffi, paracadutismo, sport motoristici, immersioni, alpinismo, surf, aviazione..).
Una nota importante va dedicata ai farmaci antiepilettici usati poiché possono avere effetti indesiderati, di cui va fatta opportuna menzione, e porre questioni etiche per gli atleti professionisti; pertanto gli atleti ne devono segnalare l’uso all’autorità sportiva competente.
In conclusione
Lo sport e l’attività fisica hanno effetti positivi neurologici, medici e psicosociali nelle persone con epilessia in quanto possono ridurre la frequenza delle crisi e la depressione associata, mentre aumentano l’autostima, favoriscono la socializzazione, migliorano le funzioni cognitive ed in generale la salute a lungo termine.
Pertanto l’attività fisica sportiva per gli atleti con epilessia deve essere praticata con le dovute raccomandazione al fine di renderla più sicura possibile per la propria incolumità e per quella del pubblico circostante.
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La Colazione dello Sportivo!
Tempo di lettura: 3 minuti
Tra i tanti ridondanti ritornelli nel mondo dell’alimentazione e della nutrizione sportiva c’è sicuramente quello che dice: “la colazione è il pasto più importante”.
Dato che a noi di Micros non piace fermarci ai luoghi comuni, ma ci piace capire e comprendere cosa ci sia di vero dietro certe affermazioni, andiamo a vedere se realmente la colazione ha un ruolo così importante nella nostra dieta.
Primo punto importante da chiarire è che non esistono pasti più importanti di altri, ma che in fin dei conti saranno le calorie totali ed i macronutrienti introdotti in una giornata/settimana a fare la differenza!
La colazione non fa eccezione in questo, dato che il cibo introdotto verrà metabolizzato esattamente nello stesso modo in cui è metabolizzato il cibo che mangi a pranzo o nello spuntino pomeridiano.
In secondo luogo l’importanza che la colazione può assumere dipende molto dalle abitudini e dallo stile di vita del soggetto: ad esempio alcune persone non sono abituate a fare una colazione abbondante, per cui per questi soggetti un’imposizione di un pasto mattutino non conforme alle loro abitudini potrebbe essere più una fonte di stress che altro.
Ora dopo aver messo in prospettiva questo tanto venerato pasto, andiamo a vedere quali vantaggi può offrire ad uno sportivo una colazione bilanciata e come dovrebbe essere composta.
Possiamo individuare tre vantaggi importanti che uno sportivo può trarre dall’abitudine di fare una bella colazione abbondante.
Primo vantaggio, sicuramente, si ha nella prevenzione degli attacchi di fame che possono cogliere un soggetto nelle ore intermedie della mattina.
Infatti, proprio in seguito a questi attacchi di fame, si tende ad introdurre cibi non proprio salutari e che contribuiscono all’aumento del peso, cosa già non positiva in un soggetto “normale”, figuriamoci in uno sportivo.
Il secondo vantaggio potrebbe essere quello di riuscire a fornire tutti quei macro e micro nutrienti, il cui fabbisogno di solito risulta aumentato nello sportivo.
Proteine, carboidrati, vitamine e minerali non dovrebbero mai mancare nella colazione di uno sportivo, dopo approfondiremo questo punto.
Terzo vantaggio, ma non meno importante, lo ha lo sportivo che è abituato ad allenarsi la mattina.
In questo caso una nutriente e sana colazione non diventa solo importante ma direi fondamentale!
Ora dopo aver visto i vantaggi che potresti avere dall’iniziare la giornata con un pasto bilanciato, andiamo a vedere quali sono i macronutrienti ed i micronutrienti e qualche alimento da cui trarre vantaggio.
Innanzitutto, i carboidrati!
Sono la benzina dello sportivo e non devono mai mancare nella sua colazione.
In questo caso sono da preferire alimenti integrali e nutrienti: avena, fiocchi d’avena, crusca di grano sono alcuni suggerimenti che possiamo darti.
Passiamo alle proteine!
Il loro fabbisogno è aumentato in uno sportivo quindi perché non sfruttare la colazione come pasto per contribuire a questo necessario surplus.
Scegli fonti magre come yogurt greco, skyr o in qualche caso delle proteine in polvere con le quali fare un bel frullato.
Per quanto riguarda i micronutrienti, cioè vitamine e minerali, non devi assolutamente trascurali, perché sono il lubrificante per il tuo motore e senza questi prima o poi i pezzi si rompono!
Dove prenderli?
Frutta e verdura, ovviamente!
Scegli frutta di stagione e utilizzala per condire il tuo yogurt o la tua tazza di porridge con farina d’avena.
Quindi la colazione non sarà necessariamente il pasto più importante, ma all’interno di un’alimentazione sana e bilanciata rappresenterà sicuramente un tassello chiave!
Sai come si dice: “chi ben comincia è già a metà dell’opera”!
Quindi perché non iniziare nel migliore dei modi?!
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Vuoi la Massima Resa Sportiva? Fai “Running Economy!”
Tempo di lettura: 3 minuti
“Ci siamo tutti? Le valigie sono state caricate?”
Queste sono domande e preoccupazioni tipiche di una mamma pronta alla partenza!
Di contro, l’uomo è maggiormente dedito a valutare altri aspetti come il planning del viaggio, l’efficienza dell’auto e soprattutto il piano delle spese da affrontare… è vero?
Un aspetto importante da tenere in considerazione è sempre quello relativo al carburante.
Quanta benzina ci vorrà per raggiungere la meta e tornare alla base?
Quanto è il consumo medio della mia auto?
Queste stesse domande, se le dovrebbe porre qualsiasi sportivo, professionista o semplice amatore.
Perché?
Per essere vincenti e superare i nostri limiti dobbiamo essere “economici”.
Come già detto, il concetto di “running economy” è analogo al risparmio di carburante della tua auto (quantità di carburante necessaria a percorrere una certa distanza).
Ma di quale “combustibile” stiamo parlando?
Esistono due opzioni di base per spiegare la “running economy”.
Puoi chiederti: “per correre un miglio, quanto ossigeno devo consegnare ai miei muscoli?”
Oppure puoi chiederti: “per correre un miglio, di quante calorie necessito?”
In teoria una risposta vale l’altra perché l’ossigeno consumato dai muscoli viene utilizzato nella reazione che converte le calorie degli alimenti in movimento.
Dunque è ormai una certezza che più strada percorri, più calorie bruci, anche ci sono casi in cui, nonostante percorri diverse miglia, il consumo d’ossigeno rimane costante.
Quindi entra in gioco il terzo fattore: il rapporto degli scambi respiratori che rappresenta il rapporto, soprattutto, tra carboidrati e grassi bruciati per produrre energia.
In altre parole, più acceleri più brucerai energia proveniente dai carboidrati.
Siccome i carboidrati non necessitano di ossigeno (Glicolisi anaerobica) per produrre energia, si spiega quanto detto in precedenza, cioè che nonostante aumentino le miglia percorse, a basse intensità il consumo di ossigeno non cambia.
Inoltre, contrariamente alla credenza popolare, si bruciano più calorie quando si va più forte.
In definitiva, il punto è che durante la performance, bisogna cercare di avere un’alta resa col minor dispendio energetico possibile.
Il consiglio pratico quindi è di conoscere la propria “running economy”, analizzabile solo presso un laboratorio dello sport.
Nel centro Micros è possibile, grazie ad uno staff competente, eseguire dei test per conoscere il funzionamento del proprio corpo, riconoscere i limiti e trasformarli in evidenti punti di forza.
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Diabete e Sport: Amici o Nemici?
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Diabete e sport… Un argomento molto dibattuto nel passato, ma che oggi lancia una risposta abbastanza chiara… Praticare uno sport, qualunque esso sia, è vivamente consigliato a chi ha il diabete, ma prima è sempre meglio fare una visita medica di controllo.
Quali sono i benefici?
L’attività fisica, combinata ad una corretta alimentazione ed ai trattamenti farmacologici, permetterà di mantenere sotto controllo il diabete.
Praticare attività sportiva vi consentirà non solo di mantenere sotto controllo la glicemia, ma anche di aumentare il senso di benessere psicofisico.
Si consiglia quindi di scegliere attività divertenti e da fare in compagnia, poiché possono spingervi a porvi degli obiettivi raggiungibili e verificabili.
Lo sport, si sa, è molto importante perché:
- Aiuta il fisico a mantenersi in forma e con il giusto peso
- Aiuta a mantenere basse la frequenza cardiaca e la pressione
- Rinforza la muscolatura
- Concorre a contrastare la depressione, rinforzando l’autostima e aumentando l’energia
- Aiuta a mantenere la glicemia a livelli più vicini alla normalità, sia durante che dopo l’attività fisica
Tuttavia è necessario sottolineare che ogni organismo reagisce in modo differente all’attività fisica, è pertanto fondamentale per le persone con diabete che fanno uso di insulina o di farmaci secretagoghi controllare i valori di glicemia per valutare come il proprio organismo risponde all’esercizio fisico e, soprattutto, per evitare le ipoglicemie.
A tal proposito è indispensabile mettere a punto con il proprio Diabetologo eventuali variazioni di dosaggio.
Prima di intraprendere qualsiasi programma di attività fisica è necessario fare una visita di controllo dal proprio Medico, soprattutto se si ha il diabete.
Quale sport può fare al caso tuo?
Sono particolarmente indicati gli sport aerobici poiché contribuiscono a bruciare calorie, a migliorare il controllo del glucosio e la funzionalità dell’apparato cardiocircolatorio.
È buona norma iniziare gradualmente con un’attività fisica moderata e di breve durata così che l’organismo si abitui e progressivamente si potranno allungare i tempi e l’impegno fisico.
Sono generalmente sconsigliati gli sport di contatto (pugilato, lotta libera, arti marziali da combattimento), gli sport motoristici (automobilismo, motociclismo) e gli sport che si svolgono in ambienti pericolosi (attività subacquee con uso di respiratore, alpinismo, paracadutismo).
Tuttavia, sono comunque praticabili con la dovuta preparazione atletica ed un ottimale controllo metabolico da parte di un Team Medico specializzato.
Consigli pratici:
- Misura la glicemia prima e dopo l’attività fisica (se ti viene il dubbio che sia diminuita troppo rapidamente misurala più frequentemente anche a distanza di diverse ore dal termine dell’attività).
- Sii sempre muniti di un documento di riconoscimento che attesti la condizione di diabete ed una lista di numeri d’emergenza.
- Evita la disidratazione: avere sempre a disposizione acqua e bevande reidratanti soprattutto se l’allenamento è prolungato, si suda molto o fa molto caldo.
- Contrasta un’eventuale crisi ipoglicemica: se la glicemia prima dell’esercizio è <100 mg/dl assumere carboidrati ed attendere che tali valori aumentino, tenere sempre a portata di mano bibite zuccherate e caramelle durante l’esercizio.
- Utilizza abbigliamento comodo e traspirante, scarpe adeguate (ben ammortizzate, non troppo strette e con pochi elementi di sfregatura) così da evitare lesioni e vesciche che eventualmente devono essere prontamente medicate.
Avere il diabete al giorno d’oggi non rappresenta più un limite insormontabile per svolgere le normali attività quotidiane, come l’attività sportiva.
Rivolgersi ad un Team Medico sportivo qualificato, come noi di Micros, può permetterti di intraprendere un percorso sportivo senza incedere in errori o pericoli e arrivare anche ad altissimi livelli!
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Programma l’Allenamento Perfetto: Carico Interno e Carico Esterno
Tempo di lettura: 3 minuti
Oggi, tra gli sportivi, il metodo più efficace per controllare i propri allenamenti è uno degli argomenti più gettonati.
Tante sono le frasi che mi capita spesso di sentire:
“Non uso più la fascia cardio, mi alleno con il potenziometro!”
“Oggi durante la gara ho tenuto la frequenza cardiaca a 180 battiti fissi!”
“Mi sono allenato con un passo di 4 km/h!”
È giusto tenere conto della potenza e non del comportamento cardiaco?
È giusto allenarsi controllando l’aspetto metabolico e non il passo della corsa?
C’è una cosa da sapere prima di “fare giustizia”: le componenti cardiache, lattacite, polmonari, metaboliche e biochimiche, appartengono a quello che è chiamato CARICO INTERNO.
Le componenti che invece misurano un allenamento, tipo la velocità, la distanza percorsa, il passo gara, sono chiamati CARICO ESTERNO.
Entrambi sono ottimi sistemi per monitorare l’allenamento, solo che devono essere gestiti in modo consapevole.
Vediamo in che modo.
Innanzitutto si utilizzano il carico esterno e il carico interno in differenti periodi della programmazione:
– in una fase di adattamento generale, lontano dalle gare, utilizzerò il carico interno come riferimento da condizionare.
– in una fase speciale, tenderò a far coincidere ad uno stimolo di carico esterno, l’adattamento del carico interno desiderato.
– in fase specifica, in prossimità delle gare, farò affidamento solo al carico esterno.
Ovviamente, utilizzare per tutti lo stesso carico esterno è un rischio non sottovalutabile, dato che non possiamo conoscere a priori quali effetti provocherà sul nostro sistema biologico: si rischia di avere uno stimolo che per alcuni non è allenante, per alcuni lo è, e per alcuni è super allenante.
La cosa migliore da fare è: sapere esattamente che il carico interno ed esterno coesistono all’interno del nostro sistema biologico e da lì partire con una programmazione dell’allenamento mirata e cosciente.
Il Team Micros ti aiuta a scoprire i tuoi punti di forza e ti sostiene nel tuo cammino di benessere sportivo.
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Ferma l’Asma prima che fermi Te! L’importanza della Spirometria durante la visita Medico Sportiva
Tempo di lettura: 3 minuti
Una buona funzione respiratoria dipende dall’integrità delle strutture e dal corretto funzionamento dei complessi meccanismi fisiologici, i quali permettono un regolare apporto di ossigeno ai tessuti, compresi i muscoli.
L’ossigeno è un elemento essenziale per tutte le strutture periferiche perché fa sì che il metabolismo si orienti verso l’utilizzo fisiologico delle sostanze energetiche alimentari introdotte.
In sua assenza il nostro organismo andrebbe incontro al metabolismo anaerobico con una conseguente acidosi lattica, un esaurimento muscolare più rapido e una sensazione di fatica.
Una valida funzione respiratoria è alla base di una buona qualità di vita e permette di effettuare regolarmente l’esercizio fisico, che a sua volta induce delle modificazioni di adattamento a beneficio di strutture ed apparati, compreso quello respiratorio.
Gli adattamenti specifici del polmone allo sport sono: riduzione delle resistenze vascolari dei muscoli in attività; adeguamento della risposta cardiaca; redistribuzione del flusso ematico; termodispersione; modificazione della ventilazione.
Durante la visita medico sportiva, effettuare una spirometria basale permette una valutazione della funzione respiratoria che può portare al sospetto di asma da esercizio fisico, utile per essere poi approfondito con test specifici (spirometria da sforzo, test di broncoreversibilità).
L’asma comporta un’ostruzione transitoria dei bronchi, espressione di un’iperreattività bronchiale non specifica stimolata dall’esercizio, che si verifica in genere entro il quarto d’ora successivo ad un esercizio fisico submassimale (con impegno del 70% della massima capacità aerobica).
Purtroppo è molto più frequente di quanto venga comunemente diagnosticata: 70-80% dei soggetti asmatici (23% sogg. con asma episodico,33% asma freq.,75% asma cronico); 40% dei rinitici; 10,3% dei soggetti senza storia di asma.
I fattori che influenzano la comparsa e l’aggravamento dell’asma da esercizio fisico sono: il tipo di attività fisica; il grado di iperventilazione; le condizioni ambientali (temperatura, umidità, carica allergenica); le recenti flogosi delle vie aeree.
Tuttavia esistono alcuni meccanismi di prevenzione non farmacologici:
- Insegnare ai ragazzi tecniche di respirazione con il naso durante l’attività sportiva, tali da evitare il broncospasmo causato dall’aria fredda e secca;
- Praticare sport al chiuso o all’aperto in giornate miti ed umide, o in alternativa consigliare l’uso di un filtro per l’aria fredda (es. sciarpa);
- Effettuare un periodo di preriscaldamento prolungato (almeno 10 minuti) anche se non particolarmente intenso con un andamento intermittente che non superi il 70-80% della capacità massimale così da aumentare progressivamente;
- Una dieta costituita da alimenti con ridotte quantità di sale, ricchi di vitamine, antiossidanti ed acidi grassi omega-3 può ridurne la comparsa e la severità come dimostrato da recenti studi.
È infine importante scegliere uno sport adeguato in base alla gravità dell’asma ed alle esigenze del bambino e della sua famiglia.
Tra le attività comunemente consigliate vi sono, in ordine dal più basso rischio asmogeno: nuoto ed altre attività acquatiche (kayak, canoa), sci di fondo, ginnastica, scherma e sport di squadra (volley, basket, pallamano, hockey, calcio).
Tra le attività più asmogene, quindi sconsigliate, ricordiamo invece corsa libera e ciclismo.
La pratica sportiva del bambino e dell’adolescente con asma va incoraggiata poiché ritenuta fondamentale per un adeguato piano di gestione globale.
Non solo è utile per la crescita e l’equilibrio psico-sociale del soggetto ma è anche un buon supporto per il controllo della malattia e per il miglioramento della compliance terapeutica.
Se non riconosciuta ed adeguatamente trattata l’asma da esercizio fisico può essere la causa dell’allontanamento di molti bambini dallo sport con conseguenze sulla loro qualità di vita futura e ripercussioni socio-psicologiche.
Fermala, prima che fermi tuo figlio!
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Qualità o quantità: come conviene allenarsi?
Tempo di lettura: 2 minuti
“Oggi mi sono allenato 4 ore, sono soddisfatto!”
È una delle frasi che, da ormai 10 anni, ascolto più frequentemente nei laboratori di Fisiologia dello Sport.
Con dispiacere ho notato che questa affermazione è pronunciata con un velo di orgoglio e soddisfazione.
Questo accade perché nella nostra mente viene automaticamente veicolato il messaggio che “più fai, più ottieni”.
Non sempre ciò corrisponde a verità.
Ciò che non sappiamo è che ogni atleta ha una relazione dose/effetto strettamente personale.
Un determinato stimolo allenante (assicurandoci che lo sia realmente) richiederà un tempo specifico per essere assorbito, e che, una serie di singoli stimoli allenanti cumulati, renderanno il sistema corpo pronto ad affrontare sfide più dure in un altro determinato tempo. Ognuno con il suo.
Il rapporto dose/effetto, senza che questo sia stato determinato, viene quindi molto spesso sovrastimato, portando gli utenti a pensare che “più ti alleni, meglio è”.
Il denominatore comune di quanto osservato è la quantità dell’allenamento, cioè ciò che risponde alla domanda “Allenarsi tanto o poco?”
Se ti dicessi che, in base al tempo che abbiamo a disposizione per allenarci e migliorare la nostra performance, possiamo impattare positivamente del 100% gestendo la qualità del lavoro svolto in quel tempo?
Quello che realmente conta è dare al nostro sistema biologico una giusta dose per un’esposizione che faccia rendere al massimo i nostri sforzi, lavorare cioè sulla qualità del tempo che abbiamo a disposizione.
Come? Ecco tre semplici passi da seguire.
- attraverso dei testi di valutazione funzionale sarà possibile: misurare il funzionamento e le necessità fisiologiche, biomeccaniche e bioenergetiche del corpo in base allo sport che pratichi, e il rapporto dose/effetto di ogni stimolo allenante.
- Seguire una programmazione fedele ai risultati dei test svolti lavorando sulle reali necessità del proprio corpo tali da potergli garantire un allenamento e un riposo cosciente e misurato.
- Controllare i tuoi allenamenti con sistemi in grado di monitorare quantità e qualità del lavoro: gps, cardiofrequenzimetri, potenziometri, altimetri, barometri, tutti strumenti utili a rispettare la programmazione e le proprie esigenze.
Per raggiungere i tuoi obiettivi, scegli sempre la qualità, non la quantità!
Il tuo Fisiologo dello Sport può aiutarti a svolgere un’attività calibrata alle tue possibilità, non sbagliare!
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