Obesità ed irregolarità del ciclo mestruale
Fonte contenuti: Mypersonaltrainer, leggi l’articolo completo su questo link (https://bit.ly/3H7LK18)
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Lo sport di oggi è sempre più avaro di favole, ci sono campioni famosi ed imprese eclatanti è vero, ma non sembra raccontare quotidianamente quelle storie che un bambino ascolterebbe con gli occhi sognanti e la bocca spalancata, storie così si trovano solamente rovistando nel baule della memoria sportiva.
Quella che stiamo per raccontarvi è una favola vera… ci sono due ragazze, che si ritrovano con la promessa di riportare in auge una società sportiva, oltre a garantire ai bambini etnei il sogno di dedicare la propria vita a giocare a pallanuoto, questo strano sport in Italia, in una provincia del sud piena zeppa di problemi.
Miracolo a Catania è la storia di un’intera città andata in gol, una storia di amicizie, sogni, cadute, rinascite e speranze. E’ un romanzo popolare scritto da piccole e grandi eroine del nostro tempo.
L’ARABA FENICE
La prima regola per chi volesse realizzare un miracolo è essere nettamente sfavoriti dalla sorte ed avere un sogno al quale nessuno crede più… tranne te!
Il miracolo a Catania inizia 3 anni fa, come dicevamo, con una promessa…….
Siamo a Settembre del 2016 e basta guardare le facce dei protagonisti per capire che gli ultimi anni sono stati i peggiori della propria gloriosa storia, anni in cui in tanti davano la squadra per spacciata, perennemente sull’orlo della retrocessione.
Questa squadra del 2016 è composta quasi esclusivamente da giocatrici del vivaio Catanese, Valeria Palmieri, Claudia Marletta, Isabella Riccioli e Roberta Santapaola, in 4 non arrivano a 60 anni. Questa truppa di Catanesi, estremamente giovani con delle responsabilità, sono come dei personaggi che si ritrovano ad una festa senza essere stati invitati (Oggi eccellenti campionesse), raggiungere l’evento di “gala” delle final six per vincerle sembra davvero impossibile.
L’ANGELO CUSTODE
La seconda regola per realizzare un miracolo è avere un luogo magico dove allenare il proprio talento.
Catania lo ha appena trovato e si chiama EKIPE. Qui, ogni giorno, le ragazze lasciano un pezzo di cuore perché questo è molto più di un centro sportivo, è una vera e propria cattedrale nel deserto, una sorta di luogo mistico dove potersi “rifugiare”!
L’artefice è Giorgio Bartolini, un grandissimo imprenditore, che prende per mano le nostre due sognatrici e le conduce in questo cammino pieno di insidie. Del resto si sa, da soli si va veloci ma è insieme che si va lontano!
Bartolini crea qualcosa che inizia ad attirare un sostanzioso numero di bambini che giocano ed iniziano ad appassionarsi alla pallanuoto, a credere che possa diventare una strada di divertimento e realizzazione. Una vera favola in un periodo storico dove ormai, un sogno, è anche difficile averlo.
DAMMI LA MANO
La terza regola per realizzare un miracolo è avere qualcuno che ti mostri come si fanno i miracoli, che ti consegni le istruzioni e ti sveli i trucchi.
A questo punto della storia le due nostre sognatrici prendono forma e ve le presentiamo… Si chiamano Tania Di Mario (Vi confesso che la prima volta, al telefono, chiamai questa dea olimpica Elena, 2 secondi di silenzio che sapevano tanto di “Davvero non sa chi io sia?”… mea culpa!!!) e Martina Miceli, romane doc ma da diversi anni ai piedi dell’Etna, sono ormai Catanesi al 100%!
Nella nostra storia, Tania e Martina, sono rispettivamente il presidente e l’allenatrice ma sono dei veri monumenti della storia della pallanuoto Italiana e dello sport in generale (medaglia Olimpica nel 2016 per la prima, medaglia Olimpica nel 2004 per la seconda).
Presentati i primi due protagonisti, torniamo dove eravamo rimasti, a Settembre del 2016. A mettere in pratica i consigli dei maestri, arriva a Catania un’altra Siciliana d’adozione… entra in scena la terza artefice di questo miracolo, si chiama Arianna Garibotti, “un’ex formichina tra le medaglie Olimpiche” ma che adesso è diventata grande ed è pronta per essere la vera leader di questo gruppo.
MISSIONE CONDIVISA
La quarta regola per realizzare un miracolo è la più semplice di tutte… quando ti trovi in difficoltà, fa come se fossi in un gioco di strategia, aspetta che arrivino gli alleati a risolvere la situazione.
La clessidra della nostra storia continua inesorabilmente a gettare granelli di sabbia sul fondo, il tempo stringe, e Tania Di Mario capisce che convincere alcune delle migliori giocatrici del mondo è l’unico modo per imboccare la 4 strada che porta al miracolo.
Tra il 2017 e il 2018 arriveranno Roberta Bianconi (Miglior tiratrice al mondo), Rosaria Aiello (Catanese doc), Giulia Gorlero (Miglior portiere al mondo), una giovanissima Carolina Ioannou, Sabrina Van Der Sloot (Miglior giocatrice d’Europa), Ilse Koolhaas (20enne dalle caratteristiche fisiche devastanti, in grado di bloccare qualsiasi avversaria finisse sulla sua strada) ed Aurora Condorelli (Giovanissima portiere proveniente dal vivaio)
ESSERE COMPLEMENTARI
Trovarsi molte campionesse in squadra, però, non sempre garantisce successi e soprattutto non è di semplice gestione, infatti la quinta regola per realizzare un miracolo è “prendersi le proprie responsabilità mettendosi al servizio della squadra”.
Un concetto che non sembra essere ben chiaro, inizialmente, all’interno di un gruppo di stelle e i rapporti personali ne risentono. A complicare la situazione sono le sconfitte rimediate contro le dirette concorrenti per lo scudetto. Davvero in pochi sarebbero pronti a scommettere che, nel 2019, la promessa possa materializzarsi.
Il colpo a sorpresa arriva quando tutto sembrava imboccare la via del non ritorno. Martina Miceli, come le più grandi strateghe, fa una scelta che rimescola le carte e i ruoli. Pian piano le campionesse mostrano cosa sono venute a fare a Catania trasformando una squadra, confusa e smarrita, in un gruppo di amiche che gioca, vince e si diverte.
IL POSTO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO
La sesta regola per realizzare un miracolo dice di farsi trovare pronti per il momento magico.
I miracoli richiedono tempi e luoghi precisi e magari un evento inatteso che ti da quel pizzico di fiducia che fa la differenza. L’evento inatteso è la vittoria della coppa europea Len portata ai piedi dell’Etna appena un mese fa. Un tempismo perfetto per essere pronti al momento magico, sarà infatti proprio Catania, in primavera, ad ospitare le final six.
Si tratta di un evento per il quale, le 6 migliori squadre del campionato, lavorano duro da un anno intero. Si sfidano in scontri diretti per decretare i campioni d’Italia. Nel 2018 Catania partecipa da favorita ma perde il titolo ai rigori.
Quando risorgi dalle tue stesse ceneri, può starci di non vincere alla prima occasione, ma c’è sempre una promessa da mantenere e, a questo punto, i mesi restanti sono appena 12.
LEADER SI NASCE, E SI DIVENTA
La nostra storia sta per volgere al termine… E’ un pomeriggio del 10 Maggio 2019, 1500 persone si apprestano a scalare una montagna, un’ascesa impervia, la conquista del 20esimo scudetto, un risultato che nessuno ha mai raggiunto. L’orizzonte vince all’esordio, vendicando la sconfitta del 2018 contro Padova, ma ad attenderla in finale ci sarà la SIS Roma, debuttante tra le grandi, ma con diverse giocatrici di livello internazionale.
E’ domenica, sono le 15,30, e l’inizio della finale non è dei migliori. Diremmo che, quando il gioco si fa duro, è il momento delle senatrici… Van Der Sloot e Garibotti prendono per mano la squadra ribaltando il punteggio, Gorlero, Aiello, Palmieri e Koolhaas lo difendono ma, mentre tutte iniziano a sedersi sulle proprie sicurezze, arriva puntuale il rientro delle avversarie facendo riaffiorare i ricordi della finale 2018.
I gol delle capitoline sono pugni a freddo che tramortiscono l’ambiente. Serve qualcosa, ed è qui che entra in scena la settima ed ultima regola per realizzare il miracolo… “Quando i più grandi ti hanno trasmesso i loro segreti, è giunta l’ora di metterti in prima linea”.
La prima ad applicare la settima regola è Claudia Marletta che ormai ha la piena fiducia delle compagne quando bisogna finalizzare un’azione in superiorità numerica. Claudia spiega a tutti che è arrivato il momento di vestire la calottina della Nazionale mettendo a bersaglio un tiro potente e preciso (è 4 a 3).
Roberta Bianconi segna un gol da fantascienza ma nello sport non c’è mai nulla di scontato, i due gol di vantaggio non lasciano per nulla tranquilli giocatrici e tifosi. Serve un gol per tagliare le gambe alle avversarie, la difesa è asfissiante… attenta… precisa… occorre trovare il momento giusto.
Il momento giusto arriva a 2 minuti dal termine quando, dal nulla, entra in scena la seconda giocatrice a mettere in pratica la settima regola, è Carolina Ioannou. Nuota a 6 metri dalla porta, da sola, e come la più navigata delle veterane si innalza maestosamente dall’acqua scagliando un tiro di pura responsabilità. 1500 persone, con gli occhi della speranza, seguono quel pallone per 1 interminabile secondo accompagnandolo fin sotto all’incrocio dei pali.
La giovanissima partenopea alla quale, altrove, avevano tentato di soffocare la carriera e che piangeva, adesso segna e piange di gioia per aver spiccato definitivamente il volo verso un futuro luminoso da grande campionessa…
Alle 16,45 del 12 Maggio 2019 l’Orizzonte è campione d’Italia esattamente 3 anni dopo quella promessa a 4 occhi. Con tutte queste campionesse non è certo un miracolo, direte in molti, ma per la prima volta nella sua storia questo scudetto sembra ripagare l’idea di riforma della società e della città intera attraverso il talento e lo sport. E’ questo, il vero miracolo…
“Ve pare poco?!?!” direbbero le due nostre (ex) sognatrici!
ANDREA ROMEO
Ricordate il principio di Pareto sulla quale abbiamo argomentato in precedenza?
“Fare il 20% delle azioni che assicurano l’80% dei risultati”
“Molto stranamente”, questo principio sembra essere stato applicato dagli Inglesi nello sport!
Ma di cosa sto parlando?
Entriamo nella macchina del tempo e torniamo al 1997. Nel Regno Unito viene costituito un fondo governativo chiamato UK SPORT, finanziato in gran parte dagli introiti provenienti dalla lotteria.
UK SPORT è ancora attivo ed è regolamentato da un principio abbastanza semplice, chi vince viene finanziato, chi perde no!
Al termine degli anni 90, il Regno Unito ottenne dei fondi grazie ad alcune medaglie vinte alle Olimpiadi di Atlanta, ed è qui che inizia la nostra storia!
Meccanica, Aerodinamica, Nutrizione, Tecnologia, Biomeccanica, Psicologia
La federazione Britannica, investì tutto sullo studio e sulla loro applicazione (Marginal gaines)!
Perchè Marginal Gaines?
“Se isoli ogni singolo fattore che compone l’andare in bicicletta e lo migliori dell’1 per cento, quando rimetti insieme tutti quei fattori avrai un significativo miglioramento” disse il fondatore del Team Sky.
Hai idea di quanto possa essere importante l’1% in una competizione dove 1 secondo può fare la differenza tra l’oro e l’argento, o tra il podio e l’inferno?
Chi è in grado di attribuirgli il giusto valore ha dei vantaggi non indifferenti nello sport!
Nel 2012, il New York Times, parlando di questo fenomeno scrisse:
“Più vincevano e più soldi facevano. Più soldi facevano e più il programma diventava scientifico ed evoluto. Più il programma migliorava, più si vinceva». Il cerchio perfetto, aggiungerei!
C’è una lezione che possiamo trarre da quest’ultima affermazione? Si, due!
Detto questo, oggi, 21 anni dopo la nascita di UK SPORT, siamo al capitolo più bello di questa storia…
Chris Froome, Geraint Thomas, Simon Yates, vi dicono qualcosa? Sono i vincitori dei 3 grandi giri a tappe del 2018 (Giro d’Italia, Tour De France, La Vuelta).
Compreso Bradley Wiggins, arrivano dal ciclismo su pista, una disciplina sulla quale UK SPORT decise di investire in passato per due ragioni fondamentali
Insomma, spesso il piccolo dettaglio è ciò che tendiamo a trascurare con estrema semplicità, e a quanto sembra, è ciò su cui invece dovremmo porre un’attenzione particolare per ottenere il massimo, da qualsiasi cosa!
Sai che l’Intelligenza emotiva predice il 55% della nostra Performance Individuale?
Ecco perché ti proponiamo il quarto Test, dopo quelli di Fisiologia dello Sport, che farà la differenza con la persona che conta di più nelle tue sfide: Te stesso!
Il Test di Intelligenza emotiva di Sixseconds, SEI AV/YV, psicometricamente validato e disponibile in 18 lingue diverse, è uno degli strumenti scientifici più all’avanguardia al mondo per la misurazione dell’Intelligenza emotiva, secondo il modello Sixseconds.
Perché è importante?
Più della metà della nostra Efficacia personale dipende dalle competenze Emotive. Non solo, questi studi ci riferiscono dettagli ancora più significativi dicendoci, ad esempio, che avere buoni livelli di Intelligenza Emotiva e quindi di performance significa anche avere ottimi livelli di Efficacia (51.4%), Relazioni (28.6%), Qualità di Vita (38.8%), Benessere (16.9%).
Come si può usare?
Il SEI è adatto a percorsi di coaching, training e mental training, selezione e crescita personale e professionale. Focalizzato su competenze da sviluppare ed applicare, il test è stato costruito sulla base di dati sperimentali con particolare attenzione allo sviluppo pratico.
Disponibile nella versione Adulti (AV) e Adolescenti (YV) per le finalità:
Il questionario SEI offre quindi supporto alla preparazione di atleti e (se integrato con un coaching individuale o di gruppo) e rappresenta una vero e proprio “attrezzo” di allenamento, innovativo e altamente orientato alla prestazione.
SELEZIONE: per integrare il profilo dei candidati con misurazioni legate alle competenze emotive così da individuare i profili “emotivamente più intelligenti” alle posizioni ricercate. L’Intelligenza Emotiva predice il 55% della performance individuale; inoltre si è rilevato che determinate competenze sono direttamente collegate al successo raggiunto in specifiche attività. Ad esempio, l’ottimismo è un predittore molto importante del successo nella vendita in settori come quello assicurativo (Seligman 1993). In altre attività, il successo è collegato con fattori specifici quali la conoscenza di se stessi, l’empatia, la capacità di navigare le emozioni (Goleman 1999, Salovey 2002, BarOn 2003).
Sara Di Tommasi
Performance Coach
Assessor Certificato EQAC-E, Sixseconds
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“Fat but Fit” è una frase utilizzata nei paesi anglosassoni per descrivere un dibattito attivo ormai da oltre un decennio.
Ma cosa vuol dire? Di cosa stiamo parlando?
Il significato letterale è “Grasso ma in salute”, infatti come detto in precedenza, nell’ultimo decennio, si è sempre affermato che l’obesità non fosse una situazione di gravità estrema se non associata a patologie metaboliche o cardiovascolari esistenti.
In altre parole, se sei obeso ma non soffri di diabete di tipo 2, di ipertensione o di colesterolo alto, potresti essere trattato come un normopeso in salute. Peccato che prove crescenti suggeriscono che essere obesi ma in “salute” è comunque un fattore di rischio per la salute futura, indipendentemente dal resto.
Abbiamo preso in considerazione due studi in particolare (li trovi tra le referenze), di cui il primo (1) basato su un campione di 18.000 partecipanti provenienti da dieci paesi europei. Tale studio ha rilevato che le persone obese in “salute” hanno un rischio più elevato di sviluppare una patologia coronarica rispetto alle persone sane e normopeso.
Il secondo studio (2), invece, ha maggiormente approfondito questo aspetto. Ad oggi, è il più grande studio prospettico effettuato sugli obesi sani. Il campione è di 3,5 milioni di persone, a partire dai 18 anni di età (Gli obesi dovevano essere privi di condizioni patologiche)
Rispetto al precedente, è stata analizzata l’associazione tra obesità (in salute) e sviluppo di coronaropatia, ictus, insufficienza cardiaca e malattie vascolari periferiche. Inoltre, durante un periodo di follow-up, si è valutato il mantenimento nel tempo delle condizioni di salute degli obesi sani.
Bene! Anzi, male!
Durante il periodo di follow-up, il 6% degli obesi sani si è ammalato di diabete, il 12% di dislipidemia e l’11% di ipertensione.
Non solo! Rispetto ai normopeso in salute, gli obesi hanno ottenuto un 49% di rischio maggiore di sviluppare malattie coronariche, un 7% maggiore di avere un ictus e, udite udite, il 96% in più di avere un’insufficienza cardiaca.
Questi risultati, tra l’altro, non hanno correlazione con fattori esterni quali età, sesso, fumo e condizioni socio-economiche, in quanto sono già stati presi in considerazione.
Dunque si può essere “Fat but Fit”?
No!
Certo, un caso su un miliardo potrebbe godere di un codice genetico da Capitan America e vivere fino a 150 anni, ma per il resto possiamo ormai affermare che essere obesi ma in “salute” NON e’ una condizione benigna.
Fortunatamente, la ricerca scientifica sta studiando in maniera più approfondita soluzioni mediche tecnologicamente avanzate, come Elipse, (Lo trovi a questo link https://bit.ly/2QBKxoa ) per contrastare, questa patologia.
Il tentativo è di mettere a disposizione di tutti, gli strumenti non invasivi per iniziare a vivere una vita più attiva, più sana e più felice
Andrea Romeo e Michele Rosa
Referenze:
(1) Lassale, Camille, et al. “Separate and Combined Associations of Obesity and Metabolic Health with Coronary Heart Disease: a Pan-European Case-Cohort Analysis.” European Heart Journal, vol. 39, no. 5, 2017, pp. 397–406., doi:10.1093/eurheartj/ehx448.
(2) Caleyachetty R. et al “Metabolically Healthy Obese and Incident Cardiovascular Disease Events Among 3.5 Million Men and Women.” Journal of the American College of Cardiology, Elsevier, 11 Sept. 2017, www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0735109717390502.
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Emozioni negative prima e durante una performance: cosa fare?
Se è vero che un’emozione rappresenta il nostro motore, l’energia che ci mette in moto, è anche vero che può rappresentare esattamente l’opposto: il nostro peggior nemico interiore.
Ecco perché non possiamo affrontare una competizione importante, una sfida, o anche un periodo di allenamenti intensi senza prestare la giusta attenzione alle emozioni che ci pervadono.
Emozioni negative prima e durante una gara possono portare a importanti cali nella prestazione.
Tutto ne risente: il dialogo interno (le cose che ti dici da solo), il rapporto con i tuoi più stretti vicini (allenatori, compagni, o per i giovanissimi, i genitori), l’immagine di Te.
Come fare allora per dominare un’emozione che inizia a diventare negativa? O che si presenta all’improvviso e ci destabilizza? O ci provoca un netto calo di concentrazione ed energia?
Iniziamo dall’ABC, nel senso vero: iniziamo dal suo nome. Impariamo che le emozioni hanno un nome.
Segui questi passaggi quando sei in un momento tranquillo: ricordati di un episodio particolarmente negativo a livello emozionale e scrivi le tue risposte.
Spesso le emozioni non si presentano in maniera pura, ma ognuna nasconde qualcos’altro, e qualcos’altro. Chiediti cosa stai provando esattamente fino a che non sei sicuro che sia tutto.
Registra con cura tutte le risposte a questi passaggi: rappresentano la prima tappa per iniziare a gestirsi emotivamente!
E se hai domande, chiedimi pure! Sono a tua disposizione 😉
Sara
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La primavera, nella quasi totalità degli sport praticati outdoor, coincide con l’inizio del calendario gare, che terminerà a fine estate.
Il periodo di preparazione è ormai alle spalle e seguiranno competizioni settimana dopo settimana.
Questo, da sempre, è motivo di crisi per atleti e allenatori, che si trovano a gestire una situazione assai complicata e purtroppo soggetta a mille variabili.
Iniziamo con il dire che, durante il periodo di competizioni, gli atleti sono soggetti a stress mentale che non hanno in altri momenti dell’anno. Ciò può influenzare negativamente il rendimento se non viene gestito in modo ideale.
Inoltre, la sfida per gli esperti del settore è sempre stata quella di tenere un performance level elevato per tutti i mesi che attraversa un periodo di competizione.
Si può essere in forma per 6 mesi?
Cosa fa un atleta quando ha finito di competere la domenica e dopo sette giorni ha un’altra gara?
E se ha giocato venerdì, lunedì può ricominciare?
Posso fare tutte le gare/tornei che ci sono da qui a fine estate?
Tutte queste domande trovano risposta nel mondo delle sport science dove, grazie alla conoscenza del sistema corpo, si gestisce l’altezza su esigenze specifiche personali, programmando carichi e scarichi allenanti, cicli di raccordo o agonistici, riposi mirati e tanto altro, senza lasciare nulla al caso.
Durante il periodo gare (ciclo agonistico), è fondamentale ricordare diverse cose:
Idealmente, possiamo dividere la settimana in tre grandi blocchi, tutto questo idealmente e senza intoppi:
Quanto è delicato gestire questo periodo? Molto.
Per questo motivo Noi di Micros siamo a vostra disposizione per rispondere a tutte le domande e curiosità sul mondo dello sport, e per aiutarvi a gestire i vostri sacrifici.
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Le programmazioni sportive sono sempre complicate da gestire e la maggior parte delle volte risultano di una confusione disarmante.
Questo è dovuto al numero davvero elevato di eventi da programmare e successivamente gestire nel corso di un anno.
Per semplificare il lavoro, cerchiamo di fare chiarezza sulla nomenclatura e sui focus da tenere durante una programmazione:
Questa schematizzazione, semplice e più sottile di molte altre, sicuramente aiuterà a capire e gestire meglio la programmazione di un atleta.
Vuoi scoprire come incastrare tutto?
Noi di Micros siamo qui per questo!
Il nostro Team è specializzato per accompagnarti in questo percorso e aiutarti a compiere i giusti passi per concepire la migliore programmazione mantenendo il tuo focus sempre al massimo.
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Sai che l’Intelligenza emotiva predice il 55% della nostra Performance Individuale?
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Disponibile nella versione Adulti (AV) e Adolescenti (YV) per le finalità:
Alla Micros selezioniamo il meglio per aiutarti a riuscire nelle tue imprese!
Chiedici come fare!
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Chi è il tuo peggiore avversario?
Sembrerebbe una domanda normalissima, forse un po’ banale, eppure non è scontata perché rispondere con coscienza e consapevolezza può cambiare la tua prospettiva sull’atteggiamento e sulla strategia da adottare per avere i migliori risultati nello sport.
Se la risposta è “il primo della classifica” non stai facendo altro che puntare l’asticella al top con il rischio di allenarti in maniera anche spropositata e con un conseguente “nulla di fatto”.
Perché?
Non stai valutando a fondo né le tue reali capacità, né come poterle sfruttare per superare te stesso.
Pensaci.
La tua performance non è il risultato dell’obiettivo che ti sei prefissato, ma il superamento dei tuoi stessi limiti per poterlo raggiungere.
Il tuo peggior avversario non è il primo della classe, sei Tu Stesso!
Fa tutta la differenza del mondo!
Qualsiasi cosa tu voglia fare, da vincere una 10 km, una gran-fondo o semplicemente un incontro, hai bisogno di scoprire i tuoi limiti, trovare la strategia migliore per superarli e, solo dopo, avere una chance di raggiungere i primi della classe.
Non sai come iniziare?
Ecco 3 test che possono aiutarti a valutare i tuoi punti di miglioramento.
Test della composizione corporea
Quanto pesa la tua “auto da corsa”? Quanto pesa il “telaio”?
L’analisi della composizione corporea ci permette di capire quanto il tuo peso corporeo è supportato in % da grasso e da muscolo (anche nei singoli distretti corporei).
Due atleti dello stesso peso ma con % di massa grassa differente non saranno prestanti alla stessa maniera.
Test del VO2Max + Test del Lattato
Quant’è la cilindrata del tuo “motore”?
Quant’è la sua capacità di consumare “carburante”?
Quant’è la sua resistenza all’usura?
La calorimetria indiretta è un test che ci consente di conoscere la quantità massima di ossigeno che il muscolo riesce ad estrapolare dal sangue sotto sforzo per produrre energia (VO2max).
E’ come la cilindrata di un’auto ed è un parametro importante ai fini della performance ma, se non associato ad altri principi, si rivela fuorviante.
Un motore da 1600 cc non è detto che sia più performante di uno da 1300 cc, questo accade perché è la loro reale capacità a bruciare carburante che fa la differenza.
Non solo, più è alta la sua resistenza all’usura (soglia del lattato), più a lungo durerà la sua gara!
Il Team Micros propone questi test ai suoi clienti affinchè trovino la giusta motivazione e gli strumenti per ottenere risultati sempre migliori di quelli che normalmente raggiungono senza conoscere il proprio corpo.
Ora hai la consapevolezza, gli strumenti e la voglia di distinguerti.
Cambia il tuo Io in questo 2018.
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