Dalla Terra alla Tavola. I Sapori dimenticati della nuova Tradizione.

Tempo di lettura: 3 minuti

 

Ricordi quando, da bambino, vivevi in campagna e con i tuoi nonni ti dedicavi alla raccolta delle primizie dell’orto e ad accudire gli animali.

 

Ricordi il sapore delle verdure, della carne e di tutti i prodotti della fattoria.

 

Li riconosci in questo presente? Sono ancora persistenti?

 

L’arte, o meglio l’usanza della macellazione, è un processo che, molto più spesso di quanto si immagini, non si sa neanche come è sviluppato.

 

Effettivamente, la maggior parte degli utenti che consumano la carne, la comprano dal macellaio di fiducia o nelle grandi catene di distribuzione alimentare.

Già “morto”, confezionato e fermo, immobile, pronto per essere destinato alla degustazione e infine alla digestione.

 

Chiedersi cosa accade nel tragitto tra i campi e il banco frigo è un dovere morale.

 

In un epoca dove tutto è possibile e niente è consentito, questa pratica tende a limitare e a danneggiare le piccole imprese artigianali dove gli allevatori amano tornare alla tradizione.

 

Per il consumatore medio, cosa comporta questo tipo di scelta?

 

Nella tradizione significava credere in una catena alimentare sostenibile, gustare un prodotto dal sapore netto e deciso, di terra e di lavoro.

 

Identificare un animale ad un sapore è una di quelle certezze che via via sta scomparendo.

 

Non siamo più certi di quale sia davvero il gusto di una cosa se, forse, non l’abbiamo mai assaporata veramente.

 

Ancora una volta le verità si sovrappongono ed escludono a vicenda.

 

Un macello all’aria aperta è un concetto altamente morale: è il luogo dove la trasparenza e la garanzia fanno da padrone ad una carne pulita; è la dimensione della tradizione che cerca di resistere ad un presente commerciale.

 

Cos’è la libertà di decidere di acquistare un pollo direttamente nell’azienda in cui ha vissuto?

 

È, o dovrebbe essere, un diritto costituzionale.

 

L’utente sarebbe svincolato da una precostituita e finta scelta libera al supermercato (cibo preconfezionato) e potrebbe andare personalmente a comprare il pollo, le sue uova, gli ortaggi e la frutta nell’azienda dove quell’animale è stato allevato, dove quegli ortaggi sono stati coltivati.

 

Gli italiani, si sa, possono scherzare su tutto, tranne sul cibo.

 

Mangiare responsabilmente vuol dire anche attenzione e cura.

 

Se abbiamo un grande patrimonio da preservare, come gli sterminati campi e le aziende che crescono gli animali in libertà e senza additivi o mangimi chimici, perché non dobbiamo affidarci ad essi?

 

Avremmo a disposizione alimenti sani e controllati, non soggetti a lunghi viaggi che li modificano.

 

Micros lo sa bene e ci tiene a proteggere questa filosofia alimentare proponendo ai suoi clienti una nuova, e allo stesso tempo tradizionale, concezione sana di salute e benessere, fisica e nutritiva.

 

Tu, quanto sei disposto a sapere?

 

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